Aðalval
L'abbazia di San Bartolomeo fu edificata per volontà di Gaidoaldo, archiatra dei re longobardi Desiderio e Adelchi.
Il fervore che segui' alla conversione alla fede cristiana di questa stirpe barbarica, portò alla erezione di molti edifici sacri.
Gaidoaldo acquistò "... una sala o casa di campagna, con corte, prato, molino e terreno ..." fuori le mura della città di Pistoia, per fondarvi un monastero (pergamena del Diplomatico dell'Archivio di Stato di Firenze, proveniente dal fondo pistoiese dei monaci Lateranensi detti Rocchettini).
La fabbrica fu ultimata nel 767 e ceduta ai monaci dell'ordine benedettino.
Fin dall'inizio, una serie di lasciti e donazioni fece si che la proprietà terriera dell'abbazia diventasse inferiore solo a quella del dominio regio.
Il declino iniziò nei primi anni del XV secolo quando, dopo la morte nel 1443 dell'ultimo priore, l'abbazia contava solo quattro monaci.
Tale situazione indusse papa Eugenio IV a concedere i beni e gli edifici di San Bartolomeo in Pantano all'ordine dei Lateranensi, i quali lo amministrarono fino al 1779, anno in cui il monastero passò ai Vallombrosani.
I monaci del nuovo ordine ne mantennero il possesso per pochi anni, fino al 1810, quando vennero cacciati dall'esercito napoleonico. Soppresso il monastero, l'abbazia divenne parrocchiale affidata al clero secolare.