arte
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Il tesoro artistico più prezioso, vero gioiello dell’arte romanica prima del passaggio al gotico con la “scuola pisana”, è il Pulpito, la cui costruzione fu voluta dall’Abate Simone nel 1240 e realizzata da Guido Da Como. Esso è in marmo, di forma quadrangolare, diviso in quadri scolpiti a bassorilievo che rappresentano quattro scene evangeliche. L’insieme poggia su tre colonne: una è impostata sulla schiena di un uomo ricurvo che si considera il ritratto dello scultore, le altre due poggiano su due leoni, uno dei quali tiene fra le zampe un basilisco, mentre l’altro è una leonessa che allatta un leoncino.
Agli angoli, due gruppi scultorei: a sinistra, “in cornu evangelii” la testa ghignante di Lucifero fa da piedistallo ai tre evangelisti Marco, Matteo e Luca, sormontati dall’aquila-leggio simbolo dell’evangelista Giovanni; a destra, “in cornu epistulae”, l’apostolo Paolo e Timoteo e Tito, suoi discepoli.
La parte centrale è costituita da quattro formelle a basso rilievo che rappresentano una tematica squisitamente pasquale: in alto a sinistra la discesa agli inferi del Cristo vincitore della morte, che tende la mano ad Adamo ed ai giusti dell’Antico Testamento; in basso a sinistra Gesù risorto nella veste di anonimo pellegrino si accompagna a due discepoli ed entra con loro nella taverna di Emmaus; in alto a destra l’apparizione, la sera di Pasqua, ai discepoli chiusi nel Cenacolo; in basso a destra il Cristo risorto appare di nuovo ai discepoli e invita l’incredulo Tommaso a mettere le dita nel suo costato.
Alcuni dei quadri scolpiti, (attualmente posti nella parete della navata sinistra) sia per lo stile che per la diversità del marmo, appaiono di epoca posteriore, infatti nel 1591 l’Abate Alessandro Da Ripa pose il pulpito nella navata di destra trasformandolo in cantoria e in questa occasione furono aggiunte altre formelle che provenivano dal pulpito della Cattedrale. Il pulpito ebbe funzione di cantoria fino al 1844, nel 1976 fu ricomposto e collocato dove si trova attualmente.
Opere scultoree degne di nota sono anche i capitelli della navata centrale ornati con fogliame a sinistra, e con figure antropomorfiche e zoomorfiche a destra.
Da ammirare in particolare il già citato capitello della prima colonna in prossimità del presbiterio che rappresenta l’Abate Bono.
Motivo di interesse è anche il ciclo degli affreschi comprendente, nella navata destra una Sinopia che riproduce la figura di Cristo benedicente riferibile a una scuola locale del XIV secolo; una Madonna con Bambino e Santi di scuola locale del tardo XIV secolo; una figura del Cristo in pietà attribuibile a scuola pistoiese di fine XIV secolo e probabilmente facente parte della originaria decorazione trecentesca.
Nel presbiterio da notare il frammento di affresco, raffigurante San Bartolomeo Apostolo, che tiene un libro nella mano sinistra racchiuso in una cornice con motivi ad onda e stipiti di colori, attribuito ad ignoto di scuola fiorentina del XIII secolo, alla destra una Vergine che allatta il Bambino, affresco staccato e sistemato su tela, opera di scuola pistoiese della metà del secolo XIV.
Nel catino dell’abside l’affresco raffigura Cristo Pantocratore, circondato da Angeli, con San Bartolomeo e San Giovanni Battista, attribuito a Manfredino Di Alberto, fine del XIII secolo.
Sulla parete sinistra sono visibili vari frammenti di affreschi appartenenti alla decorazione pittorica trecentesca che ornava le pareti delle navate ed attribuita ad ignoto di scuola pistoiese della fine del XIV secolo. Sulle pareti sia di destra che di sinistra è posta una serie di tele risalenti ai secoli XVI, XVII e XVIII provenienti in parte dagli altari di epoca barocca presenti in chiesa fino ai restauri degli anni ’60. Degno di particolare attenzione il Crocifisso del XIII secolo posto nell’abside e l’altare, opera tardo romanica del 1278, in pietra con bassorilievi. Il pavimento è l’originale in cocciopesto toscano del XIII secolo.
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